IL CIRCOLO CULTURALE SAN GIUSEPPE

Un momento di convivialità

Due beneauguranti presenze accolgono i fedeli davanti alla Basilica San Giuseppe di Seregno: due statue bronzee che rappresentano a grandezza naturale San Giovanni Paolo II, qui effigiato in ricordo della sua visita del 1983, ed il patriarca Paolo Angelo Ballerini. La memoria di questo prelato, anche se la sua permanenza a Seregno risale a più di un secolo fa, è ancora molto viva in città, dove egli scelse di ritirarsi, dopo che, nominato arcivescovo di Milano, per vicende politiche gli era stato impedito di prendere possesso della sua sede episcopale e più tardi aveva dovuto addirittura rinunciare alla carica. Monsignor Ballerini passò così a Seregno gli ultimi trent’anni della sua vita, dal 1868 fino alla scomparsa, avvenuta nel 1897, in un ritiro attivissimo, che ne fece un punto di riferimento per tutta la comunità.

La creazione del Circolo culturale San Giuseppe La sua edificante e stimolante presenza diede slancio al ravvivamento della fede, portando una carica di vitalità e di entusiasmo nella vita religiosa e civile della città che lo ospitava. Non visse staccato dai problemi della Chiesa del tempo e della realtà che lo circondava, ma mise in atto una serie di iniziative apprezzabili, molte delle quali ancora sussistono, a testimoniare il loro radicamento nella vita sociale del borgo brianteo e la lungimiranza del loro ideatore. Fra queste iniziative, una delle più vitali fu la fondazione di un Circolo culturale cattolico, che Ballerini patrocinò insieme al prevosto don Giuseppe Villa ed a tante personalità religiose e laiche della Seregno dell’epoca. Da tempo si era provveduto, con la creazione dei due oratori, maschile e femminile, ad occuparsi della formazione dei giovani, ma ora si sentiva la necessità di dar vita ad un’istituzione che mirasse alla maturazione religiosa e civile anche degli adulti. Erano, quelli nei quali maturò la creazione del Circolo, anni difficili per la Chiesa italiana, travagliata dalla situazione che si era venuta creando in seguito alla perdita del potere temporale, seguita dalle polemiche fra intransigenti e conciliatoristi. L’avvento nel 1878 del nuovo pontefice Leone XIII aveva fatto uscire la Chiesa da una posizione di difesa e di immobilità, indirizzandola verso una maggiore apertura e dinamicità per la riconquista del mondo moderno. Si imponeva una nuova e più viva presenza dei cattolici sul piano sociale e politico. Queste esigenze furono recepite anche a Seregno, che rispose con la creazione nel 1888 di un Circolo culturale che fu intitolato a San Giuseppe, patrono della città e della prepositurale. Il glorioso sodalizio, uno dei più antichi della diocesi, si propose fin dalle origini il compito di preparare i laici a sostenere il loro ruolo di cristiani nei vari settori della vita civile e di collaborare con generosità e disponibilità all’azione pastorale del clero.

Le finalità dell’associazione Le finalità dell’istituzione, il suo campo d’azione e l’indicazione dei mezzi per portare avanti il suo progetto sono chiaramente definiti già nel primo statuto, elaborato nel 1894. Nella sua vita più che centenaria il Circolo culturale San Giuseppe ha attraversato varie fasi, alternando periodi d’intensa attività a momenti di stanchezza, ma è riuscito sempre a sopravvivere anche attraverso i mutamenti di mentalità, di istituzioni politiche e sociali. Il segreto della sua longevità sta nell’aver saputo rinnovarsi, adeguando metodi e programmi alle esigenze di un mondo in rapida evoluzione, ma rimanendo sempre ancorato alla Chiesa locale ed inserito nel vivo della società seregnese. Le risposte che il sodalizio ha saputo dare alle necessità che di volta in volta emergevano sono ben documentate nel volume curato dalla storica Maria Adelaide Spreafico, edito nel 1988, in occasione delle celebrazioni per il primo centenario della fondazione.

Fine Ottocento Seregno era ancora un borgo prevalentemente agricolo, con un tasso di analfabetismo piuttosto elevato. Fra le prime preoccupazioni del Circolo ci fu quella di promuovere l’istruzione, istituendo una biblioteca aperta a tutti, che fu ben presto fornita di moderni cataloghi e di un’apposita sede in locali presi in affitto. Questa iniziativa fu affiancata dalla diffusione di quotidiani e periodici utili per orientare i cattolici e prepararli a difendere i valori cristiani in vista dell’ingresso nella vita politica, che andava profilandosi, e di fronte all’affermarsi di pericolose ideologie. Venne formulato anche il progetto di una libera scuola cattolica, ma la sua attuazione dovette essere rimandata. Varie altre iniziative di carattere culturale furono realizzate fin da quei primi anni. Si ricordano un’accademia letterario-musicale nel 1892 in onore di Cristoforo Colombo ed una nel 1893 per onorare monsignor Ballerini nel suo venticinquesimo di dimora a Seregno, nonché conferenze, non solo di carattere religioso ma anche di attualità politica e sociale, seguite da dibattiti, tenuti da personaggi di spicco del mondo cattolico, quali Filippo Meda e don Davide Albertario. Fra le gite sociali ebbe grande risonanza il pellegrinaggio del 1895 alla Madonna del Sasso sopra Locarno, che vide la partecipazione di quasi novecento persone, cifra record per quei tempi, anche in considerazione del fatto che allora la popolazione di Seregno non superava le diecimila unità. Il Circolo, che nel frattempo, lasciata la sede provvisoria all’interno dell’oratorio San Rocco, si era trasferito in via Cavour, provvide anche alle esigenze materiali della popolazione contadina del borgo. Nel 1892 fu istituita la «mutua associazione bestiame bovino», che garantiva agli allevatori la sicurezza economica, fornendo l’assicurazione del bestiame di fronte ad ogni eventualità ed aiutando la conduzione delle stalle mediante l’intervento di esperti. Il Circolo andò sempre più intensificando le iniziative di carattere sociale, in aperta adesione alla dottrina sociale della Chiesa espressa nella Rerum Novarum.

Nel nuovo statuto dato alle stampe nel 1897 è detto espressamente che il Circolo cattolico di Seregno è aggregato all’«opera dei congressi». I momenti di svago che il sodalizio offriva ai soci non erano solo una pur utile occasione di stare insieme e rinsaldare i vincoli di amicizia, ma spesso erano finalizzati a discutere su problemi che riguardavano tutta la comunità seregnese e, con efficienza tutta lombarda, a trovare concrete e rapide soluzioni. Così, grazie all’intervento del Circolo ed al generoso contributo finanziario dei soci, poté essere realizzata un’opera di pubblica utilità che ebbe grande risonanza anche sulla stampa dell’epoca: un nuovo impianto per l’erogazione dell’acqua potabile al borgo. Una battuta d’arresto si ebbe negli ultimi anni del secolo, in seguito a due dolorose circostanze. Nel 1897 moriva il Patriarca Ballerini, nume tutelare della comunità seregnese ed in particolare del Circolo, che fin dalla fondazione lo aveva avuto come presidente onorario. Il sodalizio però raccolse l’eredità del suo insegnamento e, dopo un primo momento di smarrimento, lo tradusse in un maggior impegno di testimonianza cristiana. Un altro grave fatto fu la repressione governativa in seguito ai disordini di Milano del 1898, che aveva colpito anche i cattolici: molti Circoli furono chiusi, alcuni giornali furono soppressi, don Albertario fu incarcerato. Tutto il movimento cattolico era in crisi, ma queste gravi vicissitudini obbligarono i cattolici ad un ripensamento ed a serrare le fila per una valida ripresa.

Il Novecento Il Circolo cattolico che aveva costituito l’associazione bestiame per difendere gli interessi dei contadini, nei primi anni del Novecento istituì una «cassa di mutuo soccorso per gli operai», per venire incontro alle nuove esigenze. Anche di fronte a queste difficoltà il Circolo seregnese seppe reagire e riprese il suo cammino, incoraggiato dal generoso comportamento del cardinal Andrea Carlo Ferrari, che con fermezza aveva difeso le posizioni dei cattolici. Nel luglio del 1900 venne invitato al Circolo per una serie di conferenze don Davide Albertario, che era stato liberato dal carcere in seguito all’amnistia del 1899. Si voleva ascoltare dalla sua viva voce la testimonianza della sua fedeltà all’ideale cristiano, che il combattivo direttore dell’Osservatore cattolico aveva sostenuto dalle colonne del suo giornale. L’istituzione era diventata una vera e propria scuola di cultura moderna, dove si dibattevano i molteplici problemi della vita letteraria, civile, politica e religiosa. Anche l’arte ebbe un suo spazio, con la creazione di una sezione orchestrale e di una filodrammatica. I soci del Circolo erano entrati numerosi nell’amministrazione comunale e, forti della preparazione ricevuta, diedero come assessori e sindaci il loro contributo per il bene della cittadinanza.

Primo Dopoguerra Durante la prima guerra mondiale, nel 1916, fece il suo ingresso a Seregno il nuovo prevosto monsignor Enrico Ratti, il quale, particolarmente sensibile ai problemi sociali, ebbe come interlocutore valido il Circolo culturale San Giuseppe. Si provvide, in quegli anni difficili, ad assistere le famiglie dei combattenti e dei caduti, a dare ospitalità ai profughi di guerra e si aprì perfino un ritrovo per i militari di stanza a Seregno. Nell’immediato primo Dopoguerra il sodalizio ebbe un notevole incremento, tanto che poté risolvere il problema della sede: lasciati i locali che aveva in affitto, grazie ad una sottoscrizione fra i soci venne acquistato il palazzo Medici di via Cavour, dove stabilì la sua sede definitiva. Nei nuovi locali fu allestita una sala di lettura e continuò l’attività culturale, che vide la rinascita della filodrammatica e dell’orchestra, che non solo organizzava intrattenimenti musicali, ma promosse anche una scuola per i soci vocale-strumentale. Sempre attento ai problemi sociali, il Circolo che si era preoccupato di dare sicurezza ai contadini e poi agli operai patrocinò l’istituzione di una cooperativa di falegnameria, per aiutare gli artigiani del legno, già molto diffusi a Seregno negli anni Venti. Ma altre nubi si profilavano all’orizzonte: il Circolo dovette superare i pericoli del cosiddetto biennio rosso e subito dopo le violenze degli squadristi che presero di mira anche le associazioni cattoliche e giunsero a devastare la sede di via Cavour. Fortunatamente, come nella sua cronaca annota monsignor Ratti, già nel 1924 gli animi si erano riconciliati e la vita era ripresa serena. Durante il ventennio fascista il Circolo continuò nella sua attività volta ad incrementare la qualità della vita religiosa, morale ed anche professionale dei suoi frequentatori, un gruppo di amici che si ritrovavano la sera per un momento di svago dopo una giornata di lavoro, ma anche per tenersi aggiornati sui maggiori problemi di attualità. A questo proposito fu importante l’iniziativa delle settimane sociali, cominciate nel 1929, durante le quali vari oratori trattavano un tema specifico, che veniva studiato ed approfondito nei suoi differenti aspetti. La manifestazione attraeva un pubblico molto numeroso, non solo gli aderenti alle associazioni cattoliche. Per ospitare tutti si trasformò in un accogliente salone la chiesa di San Rocco, che risultò sempre gremita di tante persone desiderose di un aggiornamento culturale e religioso. Grande affluenza di pubblico fecero registrare anche i corsi di cultura e le conferenze quaresimali, tenute nel salone del teatro San Rocco, che continuarono fino al 1940. Durante il conflitto le attività subirono necessariamente un rallentamento ma, appena cessate le ostilità, subito ci si impegnò a tracciare le linee per una ripresa.

Il secondo conflitto mondiale Il 28 maggio 1945 i soci già si riunivano in assemblea plenaria, per ridefinire la fisionomia dell’associazione. Il Circolo avrebbe continuato ad essere, come era stato nelle intenzioni dei fondatori, non solo un’istituzione religiosa, ma un centro culturale che intendeva rivolgere la sua attenzione anche alla politica attiva, ambito che era stato mortificato durante la dittatura, in un’ottica tuttavia non strettamente partitica. Subito furono riprese le attività tradizionali ed altre se ne aggiunsero. Fu ricostituita la filodrammatica, si ripresero i cicli di conferenze e le serate musicali, si aprì nella sede una rivendita di libri, si diede vita al teatro del leggio. In questo clima di rinnovato fervore si sentì soprattutto la necessità di incoraggiare la partecipazione dei giovani alla vita del Circolo e per questo si impostò l’attività su una maggior attenzione alle varie situazioni dell’ora presente. Ne è un’espressione la nuova iniziativa delle «quattro chiacchiere in famiglia», durante le quali i soci discutevano di vari argomenti di attualità ed a tutti gli intervenuti era data la possibilità di prendere la parola per esprimere il loro punto di vista e mettere in comune varie esperienze di vita. Che il Circolo fosse il luogo dove meglio si acuiva il senso di responsabilità di coloro che sentono il dovere di mettersi al servizio della comunità, viene chiaramente provato dal fatto che, in seguito alle elezioni amministrative del 7 aprile 1946, entrarono nella giunta alcuni elementi di spicco del sodalizio. Anche negli anni successivi ne sarebbero usciti molti uomini che ricoprirono importanti cariche in seno all’amministrazione comunale, fra gli altri i sindaci Antonio Colombo e Giancarlo Mariani.

Anni Sessanta Nei primi anni Sessanta il fervore che aveva animato l’associazione nel periodo della ricostruzione sembrò essersi esaurito: l’attività culturale ebbe un periodo di stasi e la vita del sodalizio era limitata alla frequenza dei soci nella sala di ritrovo, che era stata ristrutturata ed ampliata con l’abbattimento di una parete. Certo erano sempre momenti proficui di aggregazione, ma non potevano essere disattese le domande di impegno culturale e di formazione di laici! Il Circolo culturale San Giuseppe riuscì ad emergere da questa situazione ed a riprendere la sua funzione di testimonianza cristiana nella vita cittadina sotto la guida del nuovo dinamico assistente don Pino Caimi, che resse quella carica dal 1963 al 1981. Il giovane sacerdote si gettò con entusiasmo nell’impresa di smuovere i cattolici da una posizione di puro ascolto, per coinvolgerli in una partecipazione attiva e responsabile. L’inserimento dei giovani, da lui incoraggiato, accanto ai fedeli soci anziani, portò una ventata di freschezza e di novità, ravvivando tutto l’ambiente. Furono ripresi gli incontri con uomini politici, imprenditori, economisti e medici, per aprire nuovi orizzonti sul piano culturale e sociale. Vennero istituiti i gruppi di lavoro, spazi di maturazione e responsabilizzazione umana e cristiana, con tre principali direttive: Chiesa e politica, Chiesa e famiglia e Chiesa postconciliare. In quegli anni venne inaugurata nei locali dei Circolo una nuova sala che fu intitolata a monsignor Enrico Ratti, che per quarantun anni aveva guidato la comunità seregnese. Era riservata alle conferenze e fu poi adibita a sala di lettura e biblioteca, dopo che nel 1973 fu inaugurata al primo piano la sala cardinal Minoretti, più spaziosa ed accogliente.

Anni Settanta Alla metà degli anni Settanta si sentì la necessità di una riflessione sulla fisionomia del Circolo, come si era venuta configurando negli ultimi tempi. Da questa riflessione uscì la formulazione del nuovo statuto, approvato nel 1975 e tuttora in vigore, pur se modificato. Il documento sintetizza le linee fondamentali dell’istituzione che «intende recepire e trasmettere il messaggio cristiano come è proposto oggi dal sommo Pontefice e dall’arcivescovo ed affronta in prospettiva cristiana le problematiche contemporanee con una specifica attenzione alla vita cittadina». Suo scopo pertanto è di «essere un centro vivo e vitale del laicato seregnese». Il Circolo è diretto da un consiglio, formato da undici membri, tre designati dal prevosto ed otto dall’assemblea dei soci, che può anche nominare consiglieri e soci onorari le persone che danno lustro all’ente col prestigio del loro nome e della loro personalità. Il consiglio elegge fra i suoi componenti il presidente ed il vicepresidente. Il prevosto di Seregno è presidente onorario ed a lui spetta di nominare un sacerdote come assistente spirituale del Circolo. Il consiglio si raduna almeno una volta al mese per promuovere il miglior andamento del sodalizio e programmare le manifestazioni e le iniziative. Tutte le persone di ispirazione cattolica possono entrare a far parte del Circolo e coloro che vi sono ammessi versano una quota e si impegnano a condividere le direttive dell’associazione e ad assumere una responsabilità personale nei suoi confronti. I soci si riuniscono almeno una volta all’anno in assemblea ordinaria all’inizio dell’anno sociale. Un’assemblea straordinaria viene convocata in caso di modifiche statutarie o su richiesta scritta presentata dai soci. L’impegno che il nuovo statuto sottolineava si tradusse in iniziative sorte subito dopo la redazione del documento. Il prevosto monsignor Luigi Gandini diede vita alla scuola di fede, con serate mensili di spiritualità, mentre i lunedì del Circolo affrontavano questioni di interesse cittadino, come l’urbanistica, il diritto allo studio, l’assistenza, l’ospedale ed il bilancio, trattati di volta in volta da un responsabile dei vari assessorati, con discussione aperta a tutti i presenti. A questi temi di carattere locale si sono sempre aggiunte conferenze di carattere generale. Le tradizionali occasioni di svago, riunioni conviviali, tornei di carte e di bocce, sono andate arricchendosi con le gite culturali e la ben riuscita iniziativa, più volte ripetuta, del pullman dello spettacolo, che offriva la possibilità di assistere ad un’opera all’arena di Verona. Si cominciò anche ad offrire ai soci l’occasione di avere a prezzi scontati l’abbonamento alla stagione teatrale del cinema-teatro San Rocco. Dopo l’attrezzatura del cortile del palazzo si iniziarono ad organizzare nei mesi estivi spettacoli e concerti all’aperto per quanti rimangono in città. A dare nuovo impulso alla vita dell’associazione ed a far maturare un progetto già da lungo tempo formulato, contribuì la visita, avvenuta nel marzo del 1980, solo un mese dopo il suo insediamento sulla cattedra ambrosiana, del cardinal Carlo Maria Martini. Egli ricevette nella sala Minoretti gli esponenti delle varie associazioni cattoliche presenti a Seregno e, alludendo al Circolo culturale San Giuseppe che lo ospitava, parlò di stanza dei bottoni, di un luogo cioè deputato a mandare impulsi. Dal suggerimento del cardinale partì l’iniziativa di aprire un ampio dibattito fra tutte le componenti della comunità per discutere sull’opportunità di trovare momenti per un lavoro comune, uno spazio permanente di confronto per tutti i cristiani impegnati nelle strutture della convivenza locale. Si arrivò così alla serata del 4 giugno 1980, quando esponenti di movimenti, gruppi ed associazioni, riuniti in assemblea, decisero la costituzione di un comitato di coordinamento, come centro di collegamento di tutta la presenza cattolica di Seregno, per definire una presa di posizione comune di fronte ai problemi concreti del territorio, quali la famiglia, la scuola, la sanità ed il mondo del lavoro. Nello stesso anno il Circolo, a sanzionare questa aspirazione all’unità fra le forze cattoliche, istituì il premio Personaggio dell’anno, da assegnare ogni dodici mesi a persone che si sono impegnate, all’interno delle varie istituzioni cattoliche, per il bene della città e della Chiesa locale.

Le attività degli ultimi decenni Negli ultimi decenni il Circolo ha continuato la sua vivace attività, sotto la guida dei presidenti Antonio Colzani, Rosella Capelli, la prima e finora unica donna a ricoprire questo incarico, Giovanni Gianola, Riccardo Ballabio e Paolo Colzani, dei presidenti onorari monsignor Silvano Motta e monsignor Bruno Molinari e degli assistenti don Armando Cattaneo, don Emiliano Pirola, don Isidoro Crepaldi e don Paolo Ciotti. L’istituzione raccoglie sempre maggiori consensi in città, tanto che i soci sono saliti ad oltre trecentocinquanta, ma i simpatizzanti sono molto più numerosi e gremiscono in occasione delle manifestazioni pubbliche che il Circolo organizza le pur vaste sale utilizzate alla bisogna. Il Circolo, soprattutto dopo la ristrutturazione della sua sede storica, che tra il 2009 ed il 2013 lo ha costretto a trasferirsi all’oratorio San Rocco, continua ad offrire un ambiente accogliente e sereno, perché tutti, anziani e giovani, possano trovarsi bene insieme e possa avvenire un proficuo scambio di idee e di esperienze fra le generazioni. Per questo negli ultimi anni è stata dedicata particolare attenzione alle famiglie, sia offrendo occasioni di incontro negli spazi del giardino dove sono ospitati bande musicali, cori e complessi giovanili, sia organizzando attività per il gentil sesso, per proporre un’alternativa alle tradizionali iniziative maschili, in primis il biliardo nell’attrezzatissima sala. Altre occasioni di fraternizzare e di arricchirsi culturalmente sono le gite di istruzione, i pellegrinaggi, i pomeriggi dedicati a visitare mostre. Molto riuscito è il viaggio annuale, che porta i soci a visitare le capitali o le grandi città europee. Nel 1997 il Circolo ha promosso, nell’ambito delle celebrazioni per il centenario della morte del Patriarca Ballerini, una mostra di arte sacra, con una personale dello scultore Alberto Ceppi. Da allora e fino al 2004 si è calendarizzata quasi ogni anno una rassegna, dedicata ad artisti contemporanei già affermati. L’ultima, appunto nel settembre del 2004, ha visto come suo protagonista principale Ernesto Tavernari ed è stata dedicata al ricordo del tragico attentato alle torri gemelle di New York. Dal 2000 l’attestato di Personaggio dell’anno, istituito come si è detto nel 1980, ha assunto la denominazione ufficiale di premio Circolo culturale San Giuseppe ed ha avuto un proprio regolamento, che recita: «Il premio verrà assegnato a persone nate, residenti o comunque legate alla città di Seregno o a gruppi, enti, associazioni che in ambito sociale, culturale, civile o religioso abbiano saputo dare significativa testimonianza dei valori cristiani». Alla formazione dei soci sono stati mirati particolarmente i venerdì con l’assistente, durante i quali l’assistente di turno ha condotto dibattiti e riflessioni su tematiche di fede, ma anche di stretta attualità. L’assistente guida i soci anche durante la giornata di spiritualità. La multiforme attività del sodalizio è animata dal lavoro e dall’entusiasmo dei suoi responsabili, ma è resa possibile dal sostegno di tutte le forze cattoliche seregnesi. Con l’adesione al loro Circolo, esse hanno la coscienza di partecipare a quella mediazione fra fede e cultura che è uno degli scopi fondamentali dei centri culturali cattolici, secondo le indicazioni del progetto elaborato dalla Cei nel 1997. Nel documento dei vescovi si legge: «Per cultura si intende non soltanto le idee, ma il vissuto quotidiano delle persone e della collettività, le strutture che lo reggono ed i valori che gli danno forma». A questo ideale di inculturazione della fede il Circolo culturale San Giuseppe di Seregno ha ispirato tutta la sua vita da più di cento anni.

Tratto da un articolo di Raffaella Benanti, pubblicato su «Civiltà Ambrosiana», edizioni Ned, nel 2001, anno XVIII, n. 2 (il testo è stato aggiornato ed in parte riveduto e corretto) 

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